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94 | CANTO |
XI.
Chi vide scimmia alla percossa infesta
D’importuno fanciul ratta involarsi,
Indi tornar d’un salto agile e presta,
92Passato il colpo, e alla finestra farsi;
Pensi che contro a quella lancia in resta
Tal rassembrasse il Conte all’abbassarsi,
E tale al risalir giusto a pennello
96Tutto in un tempo, e non parer più quello.
XII.
E rivoltato a Bernardin Manetta
Che ’l rimirava, e s’era mosso a riso:
Affè, dicea, che l’ho giucata netta,
100Che colui non mi colga all’improvviso.
Io dismontai per orinare in fretta;
E ’l fellon che si stava in sull’avviso,
M’avea spinto il destrier per fianco addosso:
104Ma guai a lui se riscontrar lo posso.
XIII.
Così dicendo, a man sinistra torse,
Dove spigneano innanzi i Fiorentini;
Credendo uscir della battaglia forse.
108Ma quando vide Anton Francesco Dini
Da quella parte co’ cavalli opporse;
Rivolto a’ suoi soldati e a’ suoi vicini:
Ritiriamci, dicea, da questo sito;
112Ch’è troppo aperto, e non è ben partito.
XIV.
Roldano, che l’udì, si voltò ratto,
E ’l percosse del calcio della lancia,
Dicendo: Codardon, faccia di matto,
116Non ti si tigne di rossor la guancia?
Se tu quinci non esci, o non stai quatto,
Giuro a Dio, te la caccio nella pancia.
Il Conte rispondea: Non v’adirate,
120Chè ’l dissi per provar queste brigate.