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la scotennatrice | 95 |
Si erano rimessi in marcia, procedendo sospettosamente, poichè il grizzly non era meno pericoloso delle pelli-rosse, ma dopo aver percorsi circa duecento passi, tornarono ad arrestarsi mandando un grido di gioia.
Si erano trovati improvvisamente dinanzi ad un big-tree di proporzioni colossali, poichè misurava alla sua base non meno di quaranta metri di circonferenza, mentre la sua cima sorpassava le più alte torri del mondo, e che presentava a fior di terra un’apertura perfettamente rettangolare.
Un pezzo di corteccia, dello spessore di quasi mezzo metro, della medesima forma, giaceva a poca distanza. Doveva essere la porta di quella caverna vegetale.
— Ecco una fortuna che non giunge tutti i giorni!... — esclamò Turner, allegramente. — Chi può aver scavato questo rifugio in mezzo a questa foresta disabitata?
— Forse qualche bandito del Far-West — rispose John. — Un tempo si lavoravano certi placers dei Laramie ed i briganti pullulavano per alleggerire, senza troppa fatica, i minatori delle loro raccolte.
«Può anche essere stata qualche famiglia indiana. Lo sapremo subito da quello che troveremo là dentro se...
L’indian-agent si era interrotto bruscamente ed aveva fatto un salto indietro, abbassando e puntando il rifle verso l’entrata del rifugio.
— Che cos’hai veduto, John? — chiese Harry, il quale si era affrettato ad imitarlo.
— Non vedi impresse sul suolo le orme del grizzly? Guarda: si dirigono verso il big-tree.
— Corpo d’una saetta!... Che l’orso abbia preso il posto dei banditi o degli indiani?
— Non mi stupirei affatto — disse Turner. — In questa foresta, così ampia e così tranquilla, gli orsi grigi dovrebbero trovarsi molto bene.
— E così? — chiese John.
— E così noi andremo a vedere se quel signore si trova là dentro e lo pregheremo di lasciarci l’alloggio che ha occupato senza averne diritto, poichè gli orsi non si sono mai scavati simili tane, che io sappia.
— Saremo costretti a far uso delle nostre armi e Minnehaha ci lancerà addosso i suoi guerrieri.
— E noi ci rifugeremo dentro l’albero, mio caro John, e rimetteremo a posto la porta che quell’imbecille d’orso non è mai stato capace di utilizzare — rispose il campione degli uccisori d’uomini. — Non riuscirà facile agl’indiani trovarci in mezzo a tanti alberi, ora che abbiamo fatte smarrire le nostre tracce.
— È vero — dissero Giorgio ed Harry, sempre pronti, da veri scorridori, a scaricare i loro rifles.
John tentennò la testa e guardò in aria. Se il vecchio indian-agent che aveva passata la sua intera esistenza nelle praterie e nelle Sierre, non si mostrava affatto rassicurato, doveva avere le sue buone ragioni.