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92 | emilio salgari |
dato a scoprire le loro tracce, tanto più che avevano attraversata la prateria a piedi, lasciando dovunque, sulla cenere, abbondanti tracce, si erano messi a correre attraverso la foresta colla speranza di trovare un nascondiglio sicuro.
Cercavano però soprattutto un creek qualunque, ossia un torrente, per far perdere agl’indiani le loro tracce, sapendo per esperienza quanto fossero abilissimi cercatori di piste, superiori perfino ai migliori cani.
Rimontando la corrente avrebbero potuto ingannarli facilmente.
Di passo in passo, mentre salivano la gigantesca catena, la foresta diventava sempre più maestosa, sempre più imponente. Niente aveva ormai da invidiare a quelle famose della grande sierra californiana.
I famosi baobab del Senegal e dell’Africa centrale, che sono i più colossali per vastità di rami e per grossezza di tronchi, sfigurano in confronto alla magnificenza dei big-trees americani, che sono alti come torri, con tronchi enormi, vecchi di migliaia e migliaia d’anni e saldi come le montagne nelle quali hanno affondate le loro poderose radici.
Essi hanno veduto, dall’alto delle loro cime immense, l’uomo preistorico, e fors’anche i grandi animali antidiluviani come i mastodonti, gli enormi iguanodonti e gli spaventosi megaterium che potevano giungere, alzandosi sulle zampe deretane, fino alle finestre dei terzi ed anche dei quarti piani delle nostre case moderne.
Studi recenti compiuti da coscienziosi botanici, hanno assegnato a questi big-trees, meglio conosciuti sotto il nome di sequoja, una età rispettabilissima di ottomila anni!... Ciò vuol dire che quei giganti americani esistevano già ed erano altissimi quando i Faraoni rizzavano le loro meravigliose piramidi.
È facile contare gli anni di ogni albero, poichè basta esaminare gli anelli concentrici del tronco, i quali, suppergiù, corrispondono ciascuno ad un anno di vegetazione.
Uno, tagliato sulle falde della Sierra Nevada ed esaminato da parecchi scienziati, ne contava ottomila e sessantasei!...
Forse Noè, in quell’epoca, non era ancora esistito e non aveva trovato il modo di preparare il vino.
Tutti i big-trees hanno dimensioni colossali, sorgono sui fianchi della Sierra Nevada, o delle Montagne Rocciose o dei Laramie.
Sono pini giganteschi, colla corteccia di colore rossastro, grossa sovente perfino mezzo metro, dal legno durissimo.
È tutta una scanellatura, sovente arrestata da nodi enormi, i quali non sono altro che cicatrici perfettamente guarite, dovute ad incendi parziali causati non si sa da che cosa e che datano da migliaia d’anni.
Producono delle frutta che contengono da centocinquanta a duecento semi, simili ai carrubi, e che impiegano tre anni a giungere a perfetta maturazione.
Gl’indiani ne usano per formare una specie di farina abbastanza nutritiva.