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che si divertisse immensamente delle sfuriate del prigioniero. — Ecco fatto!... Vedo che pitturo ancora abbastanza bene.

«Guardate un po’ come sono quasi esatti questi circoli. Io ero nato per diventare un artista e forse dei più famosi.

Ciò detto il birbante gettò via il pentolino e la penna e si diresse verso la tenda di Minnehaha, ridendo a crepapelle, mentre gl’indiani accumulavano ai due lati del palo della tortura dei grossi rami accesi, affinchè il bersaglio diventasse ben visibile.



VIII.


Il palo della tortura.


Quei preparativi erano appena terminati, quando comparve Minnehaha, seguìta dal vecchio Nube Rossa armato del suo inseparabile calumet sempre fumante, e da una mezza dozzina di megere rugose e scarmigliate, delle squaw poco simpatiche e che probabilmente dovevano servire come medichesse e come infermiere, non essendovi al campo nessun stregone.

Quelle brutte orche portavano in mano delle torce d’ocote che facevano roteare minacciosamente, lanciando in aria fasci di scintille.

Nel medesimo tempo i cinquanta o sessanta indiani, dopo d’aver radunati in fasci i loro winchester, manovra che avevano appresa dai larghi coltelli dell’ovest, ossia dagli americani, avevano formato intorno al palo della tortura un ampio cerchio per cominciare la danza della morte.

Quattro suonatori muniti di tamburelli si erano collocati presso l’inglese, accoccolati sui talloni, cavando dai loro istrumenti dei suoni aspri e monotoni, punteggiati, di quando in quando, da qualche colpo di fischietto dell’ikkischota.

Le sei megere, spezzato il cerchio formato dai guerrieri, si erano slanciate verso il prigioniero, avvolgendolo in una vera pioggia di scintille, poi a loro volta avevano formato un piccolo cerchio, mettendosi a saltare senza però discostarsi dal posto occupato.

Si alzavano per ricadere sempre nel medesimo punto, colla regolarità dei piloni che si usano per la brillatura del riso, accompagnando i tamburelli con delle grida inarticolate, niente affatto gradevoli agli orecchi almeno degli uomini bianchi.

Anche i guerrieri si erano messi in moto, alcuni tenendosi in piedi,