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70 | emilio salgari |
gersi innanzi i primi speroni dei Laramie occidentali, divisi da larghi cañones ricchi di acque scroscianti e di alberi.
Sandy Hook attraversò tre o quattro di quelle gole e s’introdusse finalmente dentro una quinta, più larga e più alberata, fermandosi dinanzi ad un accampamento piantato sulle rive d’un torrente e formato da tre o quattro dozzine di wigwams di forma conica e tutti fumanti, essendo l’ora della cena.
Dei fuochi brillavano intorno alle tende, proiettando in tutte le direzioni dei bagliori sanguigni.
Sandy Hook, oltrepassato il forte cordone delle sentinelle, vigilanti sui loro mustani, si fermò dinanzi ad un vasto ed altissimo wigwam, tutto formato di pelli di bisonte accuratamente cucite e dipinte in rosso, su cui ondeggiava il totem degli Sioux.
Era l’abitazione di Minnehaha, la famosa Scotennatrice.
VII.
Mocassino Rosso, aiutato da parecchi indiani prontamente accorsi, tolse dalla sella l’inglese, il quale si ostinava a non dare ancora segno di vita, gli slegò le mani e lo depose sull’erba che in quel luogo era altissima.
Il povero lord doveva aver ricevuta una scossa ben terribile per rimanere quasi un paio d’ore svenuto. Eppure non era niente affatto morto, poichè il suo cuore batteva sempre ed i colori a poco a poco gli erano tornati sul viso.
— Prima di presentarlo a Minnehaha voglio che si tenga, bene o male, almeno dritto.
«Non voglio già offrire a quella piccola tigre rossa un moribondo, e poi un lord deve presentarsi come un grande personaggio quale veramente è.
Accanto a lui si trovava un vecchio indiano, il quale portava, dietro il dorso, uno strano ornamento formato di penne di tacchino selvatico, che dalla testa gli scendeva fino alle natiche, ornamento riservato solamente ai più famosi guerrieri.
Sandy Hook gli strappò una lunga penna, l’accese al falò che ardeva dinanzi alla tenda della Scotennatrice e la mise sotto il naso dell’inglese.