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64 | emilio salgari |
— Yes, milord.
— Io pagare miei denti con due vostre costole.
— Yes, milord.
— E rompervi anche muso.
— Yes, milord.
— Yes!... Yes!... Voi gonfiare mia milza, brigante!... — urlò l’inglese, furibondo, rimettendosi in guardia. — All right, mascalzone!...
— Yes, milord.
Il lord, più che mai furibondo, si scagliò su Mocassino Rosso con impeto irresistibile e gli piantò la testa in mezzo al petto, ributtandolo di cinque o sei passi.
A sua volta il bandito aveva mandato un urlo di dolore. Se il cranio dell’inglese non gli aveva sfondate le costole, si doveva credere che quelle dell’americano fossero veramente d’acciaio e di prima qualità.
Ad ogni modo la tambussata doveva essere stata terribile, poichè il bandito era diventato pallidissimo.
— By God!... — bestemmiò con voce rauca. — Non mi aspettavo una simile sorpresa.
«Vi faccio però osservare, milord, che questa non è boxe.
— Boxe gallese, mister brigante — rispose l’inglese dopo d’aver sputato un’altra boccata di sangue. — Io essere gallese e mio paese usarsi questi colpi.
«Io sperare avervi rotto due costole per vendicare miei denti.
— No, milord.
— Come!... Voi essere dunque corazzato?
— Sì di ossa, robustissime di certo — rispose il bandito il quale, tuttavia, respirava con grande fatica.
— Voi volere dichiarare vinto.
— Oh no!... No!...
L’inglese trasse nuovamente il suo cronometro e si mise a contare:
— Cinque secondi... sei... sette... Lancette camminare, mister brigante.
— Cinque minuti sono lunghi anche per me, milord. Dovreste però farmi un favore.
— Dite, mister brigante.
— Avreste per caso nella fiaschetta che mostra il suo collo da una delle vostre tasche, qualche goccia di gin o di wisky.
— Yes!... Yes!...
— Mi farebbe bene.
— Io avere sempre gin.
— Datemi almeno una goccia.
— Prima bere io, poi dare tutto a voi.
Lord Wylmore tirò fuori la sua fiaschetta d’argento, la scosse per accertarsi prima quanto liquido vi poteva essere dentro, poi mandò giù un paio di sorsi.