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48 | emilio salgari |
parti, erano stramazzati tutti, formando un carnaio gigantesco, o meglio, un arrosto colossale, poichè si erano cucinati come se fossero stati cacciati dentro un forno.
La loro agonìa, quantunque brevissima, data l’impetuosità delle cortine di fuoco, doveva essere stata dolorosissima, a giudicarlo dalle loro diverse pose.
Alcuni avevano conficcate le loro corna entro la terra come se avessero cercato di seppellirvisi sotto; altri giacevano coricati sul dorso, colle zampe rattrappite sui ventri ancora fumanti; altri ancora si trovavano cacciati sotto i compagni colla speranza che i loro corpi servissero di scudo.
L’odore di carne arrostita e di grasso, che saliva da quell’ammasso di corpacci era tale, che i quattro avventurieri esitarono ad avanzarsi per scegliersi la cena.
— Questa è la cucina di Belzebù!... — esclamò John.
— Che rovina!... — esclamò Harry. — Ecco qui delle migliaia di tonnellate di eccellente carne perdute inutilmente!...
— È spaventevole!... — esclamò Giorgio.
— Lasciate stare e cerchiamoci un paio di lingue che siano ben cotte — disse Turner. — Penseranno i lupi e le coyotes a far sparire, a poco a poco, questo carnaio.
— Lupi e coyotes che piomberanno certamente a battaglioni — disse John.
— Anche a reggimenti completi, amico. Fra una settimana questa prateria sarà piena di belve.
«Speriamo di essere allora ben lontani. Se la sbrigheranno gl’indiani.
Passarono in rivista una ventina d’animali, ed avendone trovati un paio arrostiti quasi perfettamente, tagliarono dei pezzi di gobba e strapparono un paio di lingue, poi scapparono a tutte gambe verso gli occhi, non potendo più reggere a quell’odore che non era troppo appetitoso, non essendo tutti gli animali perfettamente cucinati.
La bassura, ancora abbastanza satura d’acqua e ricca di erbe quantunque avvizzite dalla gigantesca fiammata, era diventata rapidamente fresca.
La cenere calda, che era caduta abbondantemente, anche là, formando in certi luoghi dei veri cumuli, si era subito raffreddata, sicchè l’aria era diventata meno ardente anche in causa dell’umidità, non completamente assorbita.
I quattro avventurieri si sdraiarono presso uno degli occhi più vasti che conteneva dell’acqua ancora abbastanza limpida, misero intorno le selle per meglio appoggiarsi, stesero una coperta e si misero a cenare, tranquilli come se si fossero trovati dentro un fortino accuratamente sorvegliato dalle sentinelle.
D’altronde pel momento non avevano nulla da temere da parte degl’indiani, poichè la prateria avvampava sempre verso ponente, e verso