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46 emilio salgari


Gli parve che una fiammata gli entrasse nei polmoni e che questi si raggrinzassero tutti.

— È fuoco questo che io aspiro — pensò, richiudendo subito la bocca. Spasimando, allargò lo squarcio enorme che s’apriva nel ventre del bisonte e raccogliendo tutte le sue forze si precipitò fuori, e dopo aver brancolato come un ubbriaco fra un turbinio di cenere e di fumo, si gettò a capo fitto dentro un occhio che aveva conservato ancora alcuni palmi d’acqua, seppellendosi a metà nel fango.

L’aria era ardentissima anche al di fuori, ma non come quella che aveva respirato nel ventre del bisonte.

L’uragano di fuoco era passato e si allontanava verso ponente, tutto divorando nella sua terribile corsa, però fiammate s’alzavano ancora qua e là, lanciando in aria enormi fasci di scintille che il vento disperdeva in tutte le direzioni.

Una puzza orrenda di carne arrostita e di lana bruciata impregnava l’aria.

Tutti i bisonti erano caduti sotto l’assalto spaventevole delle cortine di fuoco e finivano di arrostirsi, addossati gli uni contro gli altri.

— Tuttociò è orribile!... — esclamò Turner, gettando uno sguardo su quel gigantesco carnaio. — Poveri animali!... Ecco una colossale provvista di carne che un giorno gl’indiani rimpiangeranno!...

Poi, alzando la voce, si mise a chiamare:

— John... Harry!... Giorgio!... Venite a prendere un bagno!...

L’indian-agent fu il primo a sgusciare fuori dal suo forno ed a gettarsi a capo fitto in un altro occhio, essendovene parecchi intorno a quello occupato dal sotto-sceriffo, poi giunsero di corsa i due scorridori di prateria lordi di sangue come due macellai.

— Ebbene, amici? — chiese Turner, il quale si avvoltolava nell’acqua fangosa che era ancora un po’ tiepida.

— Siamo all’inferno o dentro un vulcano? — chiese John.

— Io invece mi domando se è proprio vero che sia ancora vivo — disse Harry, il quale si gettava acqua sulla testa e sul viso. — Se le pagnotte devono provare quello che ho provato io prima di essere ben cotte, le rimpiango sinceramente.

— E voi, Giorgio, che cosa dite? — chiese Turner.

— Che d’ora innanzi potrei fare benissimo il fornaio e sfornare il pane colle mie mani senza bisogno della pala.

«Ah!... Che terribile momento, signore!... Quando il mare di fuoco è passato sopra il mio bisonte, ho sentito le mie carni raggrinzarsi tutte.

— Ma che!... Erano quelle del vostro animale che friggevano per conservare la vostra preziosa vita, — disse Turner, ridendo.

— Ridete pure signore, io vi assicuro però che non vorrei provare una seconda volta.

— Io non so come i miei polmoni funzionino ancora.

— Perchè quelli degli scorridori di prateria sono di ferro.