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In mezzo a quell’uragano di scintille, di cenere e di fumo, i sette od ottocento bisonti galoppavano furiosamente, descrivendo degli ampi circoli, che a poco a poco si restringevano, via via che l’elemento distruttore si avanzava.

Un arrosto gigantesco, mai sognato da alcun cuoco, stava arrosolandosi lentamente dentro quella immensa fornace.

La cenere ardente e le scintille cominciavano a cadere addosso ai disgraziati animali, incendiando le loro folte lane.

L’aria era diventata ardente, quasi irrespirabile. I quattro avventurieri si sentivano essiccare a poco a poco i polmoni.

— A letto!... — gridò Turner, il quale non aveva perduto un atomo della sua calma straordinaria. — È inutile che spegniate il lume!...

Quell’uomo meraviglioso scherzava ancora dinanzi alla morte!...

Prese la corsa, portando con sè la carabina che aveva già scaricata ed il lazo, e si cacciò nel ventre d’uno dei quattro bisonti, insanguinandosi dalla testa ai piedi.

Dopo tutto quel sangue, che colava ancora vivo attraverso i mille pori della carne, doveva preservarlo da una perfetta cottura.

Appena dentro si mise attraverso la bocca un fazzoletto, che aveva poco prima ben inzuppato d’acqua, ed attese abbastanza tranquillamente che il mare di fuoco passasse sopra la carcassa del disgraziato bisonte.

Al di fuori si udivano dei fragori spaventosi. Pareva che il suolo della prateria oscillasse sotto delle poderose scosse di terremoto.

Erano i bisonti, ormai alle prese colle fiamme, che galoppavano disperatamente, muggendo e che cadevano a gruppi, asfissiati.

Turner si comprimeva fortemente il fazzoletto contro la bocca, il naso e soprattutto contro gli occhi, i quali potevano scoppiare.

L’aria era diventata ardente come quella d’un forno scaldato a gran furia.

Le carni del bisonte, al contatto del mare di fuoco, si accartocciavano, mentre il sangue friggeva insieme al grasso colante dalla gobba.

Per un momento Turner credette di cuocere vivo dentro quella massa di carne che arrostiva come un gigantesco roastbeef, ma dopo qualche istante sentì che il calore era diminuito.

La marea di fuoco, sospinta dal vento di levante, era passata sulla bassura, sfiorandola appena in causa del gran numero d’occhi e dell’umidità del terreno, ed aveva continuata la sua veloce marcia verso ponente, abbattendosi sui ranghi dei bisonti.

— La grande prova è terminata, — mormorò Turner. — Guai se non ci fossimo imbattuti in questa bassura!... Sono un po’ cucinato, ma non troppo. Credevo che mi toccasse di peggio.

Si levò la pezzuola che non conservava ormai più nessuna traccia di umidità e si provò a respirare.