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22 | emilio salgari |
L’inseguito si era prontamente accorto della improvvisa comparsa dei tre cavalieri ed aveva cambiato direzione, avendo certamente compreso che accorrevano in suo soccorso.
Anche agl’indiani non era sfuggito quell’intervento niente affatto desiderato, poichè faceva perdere loro la capigliatura tanto desiderata; tuttavia, da gente coraggiosa, non avevano voltate le spalle.
— Quattro contro cinque — disse John, animando il cavallo, il quale cominciava a dare segni di stanchezza. — Coi nostri infallibili rifles avremo buon giuoco anche se quegli Sioux sono armati di winchester, che non hanno la portata nè la precisione delle nostre armi.
La distanza spariva a vista d’occhio, poichè anche il fuggiasco pareva possedesse un vero corridore della prateria.
A trecento metri, John trattenne violentemente il suo cavallo facendolo piegare fino quasi a terra, e mandò un grido di trionfo:
— Bud Turner!... Amici!... È lui!... Fate fuoco senza perdere tempo!...
Anche Harry e Giorgio avevano fermati i loro mustani, per poter meglio prendere la mira.
Tre lampi squarciarono le tenebre, seguiti da altrettante fragorose detonazioni e su cinque cavalli indiani tre caddero, sbalzando d’arcione i loro cavalieri.
— Ecco un tiro meraviglioso!... — urlò il fuggiasco.
I due ultimi indiani, vista la mala parata, scaricarono tre o quattro colpi di winchester, poi volsero le spalle e si allontanarono a corsa sfrenata, senza occuparsi dei loro compagni, i quali forse si erano nascosti sotto le altissime erbe, scomparendo ben presto fra le ombre della notte.
Il fuggiasco, sfuggito così miracolosamente ad una morte quasi sicura, raggiunse i suoi salvatori.
— John, l’indian-agent ed i suoi giovani amici!... — esclamò tendendo ambo le mani. — Solo voi potevate fare dei colpi così splendidi!... Grazie, amici della prateria.
«Voi avete salvata la capigliatura di Turner.