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224 | emilio salgari |
— Cinque, hai detto? — gridò l’indiano.
— Sì, cinque; mio fratello è forse sorpreso? Non sa che Mocassino Rosso, da solo, ha abbastanza forza per prenderne altrettanti?
«Se mio fratello vuole venire a vederli, salga il cañon, così mi risparmierà di sorvegliarli. Sono tre notti che non dormo.
— Tu sei un grande guerriero.
— Lo so. Quando giungeranno i cinquanta guerrieri che tu hai mandato a chiedere a Toro Seduto?
— Forse prima che il sole tramonti. Sono ancora lontani i nostri fratelli.
— E sarà meglio che ci restino — rispose il bandito. — Gli yankees si avanzano. Sali pure: ho bisogno di te.
— Tutti i miei uomini sono a tua disposizione. Tu sarai un giorno gran sakem e devo obbedirti.
Un sorriso ironico sfiorò le labbra del bandito.
— Sarò allora nella mia Marylandia, a fianco della mia vecchia madre — mormorò. Poi alzando la voce chiese:
— Di quanti uomini dispone mio fratello?
— Di quindici.
— Pei miei prigionieri basteranno.
— Quali prigionieri? — chiese Mano Gialla.
— Sali e saprai e vedrai che cosa ha compiuto il futuro sakem.
Abbandonò rapidamente il ciglione dell’abisso e si cacciò fra i cespugli dove si erano nascosti i cinque uomini bianchi.
— Signori, — disse, — le pelli-rosse arrivano. Lasciate che vi leghi.
«Rispondo sul mio onore della vostra salvezza.
John aveva tagliato il lazo in diversi pezzi.
Sandy Hook in pochi istanti legò ai prigionieri le mani, poi appese alla sella del suo cavallo tutte le armi, rifles e pistole.
— Ora vengano pure — disse. — Vedremo chi tornerà al campo di Toro Seduto.
Un lampo sinistro era brillato negli occhi del bandito.
Prese il suo rifle e tornò verso il cañon, mentre i cinque uomini bianchi, assolutamente tranquilli, si coricavano fra le erbe, fidenti nelle parole di Mocassino Rosso.