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212 emilio salgari


Il bandito doveva intendersene più di tutti.

I sei uomini stettero svegli per qualche ora, porgendo l’orecchio ai fragori della montagna e soprattutto al triste e monotono urlo delle coyotes, temendo di sorprendere in quelli dei segnali, poi stabilirono il quarto.

John e Turner si offersero pel primo; Sandy Hook coll’inglese pel secondo; i due fratelli per l’ultimo.

― Copritevi bene e non temete che ci addormentiamo — disse l’indian-agent. — Io ed il signor Turner non ci lasceremo sorprendere, quantunque la notte sia buia come un forno spento.

«È vero, mister?

— Io spero di no — rispose il campione degli uccisori d’uomini. — Non siamo dei ragazzi noi e conosciamo troppo bene quei cari indios, come li chiama milord spleen.

— Cioè milord bisonti — aggiunse sottovoce Sandy Hook, avvolgendosi nella sua coperta ed appoggiando la testa alla sella.

John e Turner trasportarono il loro letto da campo venti metri più innanzi, dinanzi alle prime linee delle alte erbe, si misero dinanzi le carabine e le pistole ed attesero che il loro quarto di guardia trascorresse.

Aprivano ben bene gli occhi, tentando di forare la fitta oscurità e tendevano con ansietà gli orecchi per raccogliere dei rumori ben diversi dal rumoreggiare delle acque, dai sibili del vento e dalle urla delle volpi di prateria.

Di quando in quando l’uno o l’altro s’alzavano e si spingevano fino in mezzo alle alte erbe.

Con quella notte oscura e sapendo che i guerrieri di Toro Seduto occupavano le gole delle montagne, non si sentivano affatto tranquilli.

Era soprattutto la sakem che temevano. Se erano sfuggiti una volta, per un caso miracoloso, al suo coltello da scotennare, non avrebbero certamente salvate le loro capigliature una seconda volta, malgrado la vicinanza dei volontari del generale Custer, i quali dovevano ormai aver ripresa la loro marcia verso le montagne.

Un paio d’ore erano già trascorse senza che alcun avvenimento disturbasse il quarto di guardia degli avventurieri, seccato solamente dalle violenti raffiche che sboccavano furiose fuori dalle gole, quando John, il cui udito era più acuto di quello di Turner, raccolse un rumore che il vento non era riuscito a coprire, essendovi stato qualche momento di sosta.

Senza parlare, si era alzato come spinto da una molla, impugnando il rifle.

— Che cosa fate, mastro John? — chiese il campione degli uccisori d’uomini, preparandosi ad imitarlo.

— Non vi muovete voi, mister — disse prontamente l’indian-agent.

― Vengono gl’indiani?

— Non lo posso sapere ancora.

— Che vada a svegliare i compagni?