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la scotennatrice | 211 |
Sandy Hook e l’indian-agent, che conoscevano perfettamente quelle montagne, si erano messi alla testa del drappello.
L’inglese, il quale serbava ancora un profondo rancore verso i suoi briganti, come si ostinava a chiamarli, si era messo in coda per evitare l’occasione di scambiare con loro qualche parola.
Nessuno d’altronde se l’era presa calda per quell’isolamento.
Tutto il giorno i sei cavalieri s’addentrarono nel cuore della gigantesca catena, fiancheggiando dei cañones profondissimi e scroscianti di acque, ed attraversando magnifiche foreste formate quasi esclusivamente di pini e di noci neri, poi verso sera piantarono il loro primo accampamento sul ciglione di un altipiano, ricco di foltissime erbe, così alte da potervisi nascondere dentro perfino degli uomini a cavallo.
Densi vapori si erano accumulati, dopo il mezzodì, sulle cime delle alte sierre, turbinando in balìa d’un vento fortissimo, sicchè, scomparso il sole, una oscurità profonda si era estesa sulla catena. Nessuna stella si era mostrata e tanto meno la luna.
— Brutta notte — brontolò Sandy Hook, mentre mettevano in libertà i cavalli e stendevano la grossa coperta di lana che serve di gualdrappa ai cavalli, e che colla sella per origliere serve di letto da campo a tutti gli scorridori. — È una vera notte d’imboscate e di sorprese difficili ad evitarsi.
«Se gl’indiani ci hanno veduti salire, difficilmente ci lasceranno tranquilli, malgrado i miei ornamenti di tacchino selvatico.
Poi si era subito voltato verso i suoi compagni, dicendo: — Che nessuno accenda il fuoco, nemmeno la pipa.
— Non saremo così sciocchi — rispose l’indian-agent — quantunque mi rincresca non poco a fare il mio quarto di guardia senza consumare una carica di tabacco.
— Ed a me non meno che a voi, mister John, ma io penso che la pelle vale più d’una pipata.
— Ne sono convinto.
— Si cena? — chiese Turner. — A ventre pieno spiace meno andarsene all’altro mondo dove non si sa se vi siano dei salsicciotti di prateria per quelli che arrivano da questo vecchio mondaccio.
Dopo d’aver ascoltato parecchi minuti, si gettarono sulle loro coperte, e messisi a fianco le carabine e le pistole, consumarono con discreto appetito la loro magra cena consistente in salsicciotti di bisonte affumicati ed in vecchie gallette di maiz abbastanza acide.
Il vento era andato intanto aumentando e mischiava i suoi ululati ai muggiti delle acque precipitanti lungo i mille e mille cañones che solcavano la grande catena.
Le alte erbe dell’altipiano, scosse dalle raffiche che si abbattevano su di esse, si contorcevano come le braccia dei polipi.
— Brutta notte — aveva ripetuto Sandy Hook, appena terminata la cena. — Notte d’imboscate e di sorprese.