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198 | emilio salgari |
«Questo è grisou!... Ve n’è ancora nella miniera.
«Lasciamolo sfogare.
Spense rapidamente la fiamma che si era subito allargata prendendo una leggera tinta azzurrastra, ben nota ai minatori, e si trasse indietro, dicendo al sergente:
— Che nessuno dei vostri uomini entri per ora. Là dentro l’aria è avvelenata.
«Volete seguirmi?
— Dove?
— La miniera ha un’altra entrata che io conosco benissimo ― e che forse non è stata ancora turata.
«Vorrei andarla a visitare. Chissà che non si possa entrare più facilmente.
— Che un asino...
— Sì, sì, lo sappiamo. Basta cogli asini, sergente.
— Dicevo...
— Sì, ho capito. Seguitemi con una quindicina d’uomini.
«Non vi è alcun timore d’incontrare degl’indiani.
— Che meravigliosa sicurezza che avete voi. Si direbbe che li avete mandati lontani, coll’ordine perentorio di non farsi più vedere in questi dintorni.
— Può darsi, sergente. Non sono un sotto-capo, io?
— Quasi me n’ero scordato. Allora tutto andrà bene, se non finiremo male tutti.
Pur chiacchierando aveva formato il suo drappello composto tutto di cow-boys ed era montato in sella.
— Guidateci, signor mezzo indiano — disse. — Io mi trovo affatto sperduto fra queste montagne.
Raccomandò agli altri di fare buona guardia dinanzi alla bocca della miniera, poi diede il segnale della partenza.
Sandy Hook ritornò verso il cañon che poco prima aveva costeggiato, lo discese in un luogo ove le sponde apparivano meno ripide, lo guadò con non poca fatica, poichè l’acqua scendeva con grande impeto e rimontò il versante opposto, girando intorno a quell’enorme accumulamento di rocce che servivano di volta alla vecchia miniera. Si vedevano dovunque tracce dei minatori. Delle traverse di legno e di ferro si trovavano accumulate in vari luoghi; dei depositi di carbone erano stati approntati per trasportarli giù dalla montagna; dei carrelli si trovavano in gran numero rovesciati in fondo al cañon.
Il drappello rimontò a piccolo trotto uno sperone colossale, formato da rocce basaltiche, e sboccò finalmente dinanzi ad un vasto piazzale dove si rizzavano ancora alcune tettoie in parte sventrate dalla furia dei venti, che soffiano fortissimi sui Laramie in causa del gran numero di gole.