Pagina:La scotennatrice.djvu/145


la scotennatrice 141


― Io non sono un cane indiano. Gli uomini bianchi uccideranno i loro nemici, ma non si sono mai serviti delle loro spoglie per ornarsene.

— Eppure tu, dopo d’averla uccisa, hai scotennata mia madre!... — gridò Minnehaha con voce terribile.

— Io non ho fatto che applicare la legge che regna nella prateria.

«Se io fossi caduto prima, tua madre non mi avrebbe risparmiato, e la mia grigia capigliatura ondeggerebbe forse sulla cima del suo wigwam od ornerebbe il totem della sua tribù.

— Mia madre era una indiana, mentre tu sei un bianco, e so che nel vostro paese vi appiccate, ma non vi scotennate.

― Io sono un uomo nato e vissuto nella prateria e perciò un mezzo indiano.

— E come tale ti tratteremo — disse Minnehaha.

— Eh, la monella che io ho portato sulla groppa del mio cavallo dalla gola del Funerale alle rive del Lago Salato, proteggendola contro gli assalti dei lupi e contro le furie del fuoco, è diventata ben terribile — disse John, con voce amara. — Se io allora ti avessi scagliata, piccina come eri, fra i denti o le zanne di quelle fiere, non saresti mai diventata una donna, nè una sakem, nè la Scotennatrice.

«Io, vedi, Minnehaha, mi sarei ricordato di quell’uomo che a più riprese mi ha salvata la vita.

― Sì, per interesse — rispose la Scotennatrice, con ironia.

— Sia pure, nondimeno io ti ho salvata.

― La riconoscenza non è mai stata una virtù delle donne indiane.

— Purtroppo me ne accorgo.

— D’altronde tu hai scotennata mia madre e la tua capigliatura le è necessaria per poter entrare colla fierezza d’una grande guerriera nelle praterie celesti del buon Manitou.

— Prenditela — rispose John, sdegnosamente. — Quando la lama del tuo coltello passerà fra la mia cotenna ed il povero cranio, tu non avrai il piacere di vedere un muscolo solo del mio viso trasalire.

— Ma tu hai anche uccisa mia madre.

— Ah!... È anche la mia vita che tu vuoi!... — urlò il disgraziato, tentando, con uno sforzo disperato, di spezzare le corde che lo avvincevano.

— Spetterà a mio padre, Nube Rossa, ed ai piccoli sakem che mi accompagnano, il giudicarti.

— Oh, so come terminano i vostri giudizi: palo di tortura, micce zolforate, carboni accesi, fuoco sul ventre, e poi una buona scotennatura.

«Basta guardare in viso tuo padre ed i tuoi sotto-capi per capire che mi hanno già giudicato — disse John. ― Potresti fare a meno di questa farsa, Minnehaha.

— Io non ho ancora letto nei loro cuori.

— E dei miei compagni che cosa intendi di fare?