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la scotennatrice 135


Finalmente un gran lampo mostrò agli assediati, nitidamente, gli assalitori.

Venti o trenta erano già giunti di fronte alla tana del grizzly, tutti carichi di grossi fastelli di legna. Altri accorrevano da tutte le parti, coi winchester e coi rifles spianati, pronti a proteggerli.

— Ah, canaglie!... — gridò Turner. — Ci sono già sotto!... Avanti con gli archibugi!... Non esponetevi troppo!...

La fucileria, per un istante sospesa, fu ripresa con gran vigore. Rifles ed archibugi sparavano furiosamente prendendo d’infilata i portatori di legna, i quali s’avanzavano correndo.

Parecchi cadevano, però molti si erano già fatti sotto, scagliando dentro la tana i loro fasci e delle torce d’ocote che avevano rapidamente accese.

Intanto il secondo drappello aveva aperto a sua volta un fuoco d’inferno contro il big-tree, per proteggere la ritirata dei loro compagni.

Le palle grandinavano lacerando la corteccia del colosso e qualcuna entrava per la feritoia con gravissimo pericolo degli assediati, i quali non osavano rispondere che tenendosi dietro i due angoli morti.

La battaglia non durò che pochi altri minuti, poichè le pelli-rosse, avendo ormai ottenuto il loro scopo, non avevano più alcun motivo di restarsene allo scoperto.

Fatta un’ultima scarica, i rossi guerrieri si gettarono prontamente in mezzo agli alberi radunandosi nel loro accampamento, il quale si trovava completamente riparato da una mezza dozzina di giganteschi tronchi disposti quasi in semicerchio.

Turner, deposta la carabina, era balzato verso la botola, rovesciando le casse.

Appena apertala, un’ondata di luce intensa, seguita poco dopo da una nuvolaglia di fumo fetente, invase il rifugio.

— Canaglie!... — urlò il campione degli uccisori d’uomini, lasciando subito ricadere la botola. — Se non morremo arrostiti, creperemo asfissiati!...

Aveva incrociate le braccia guardando i suoi tre disgraziati compagni, che gli sprazzi di luce penetranti attraverso le fessure illuminavano e che parevano pietrificati.

— Ecco la fine!... — disse dopo un breve silenzio. — Quale morte scegliere? Il palo della tortura o una lenta cremazione?

— Io non aspetterò qui la morte — disse John. — Voglio cadere di fronte all’odiato nemico col mio rifle fra le mani.

«Una palla in mezzo alla fronte o in pieno petto vale meglio di questa spaventevole tortura.

— E voi, Harry? — chiese Turner.

— Io non rimarrò qui nemmeno dieci minuti.

— E voi, Giorgio?