Pagina:La scotennatrice.djvu/128

124 emilio salgari

ner mirando un gigantesco indiano della tribù dei Corvi che braveggiava a cento metri, facendo roteare il suo tomahawak.

Il colpo partì ed il gigante cadde senza mandare un grido, come un albero schiantato dal fulmine.

La testa era stata attraversata da parte a parte colla solita precisione del campione degli uccisori d’uomini.

— Ecco un altro che è andato a rallegrare le meravigliose praterie del buon Manitou — disse Giorgio. — Là almeno avrà da cacciare finchè vorrà, senza essere disturbato dagli odiati visi pallidi.

«Fortunati indiani!...

— Parla meno e cerca anche tu di mandarne qualche altro a tenergli compagnia, fratello — disse Harry. — Sarà sempre uno di meno che ci darà delle seccature.

— Mi ci provo io, ma quei furfanti pare che preferiscano le praterie terrestri a quelle celesti.

— Hanno poca fede nel buon Manitou — disse John, accentuando la frase con un colpo di rifle che strappò un urlo di dolore ad un indiano che aveva commessa l’imprudenza di mostrarsi.

Per cinque o sei minuti il fuoco di fucileria continuò intensissimo da una parte e dall’altra, con scarsissimi risultati, poichè gli Sioux si tenevano prudentemente dietro gli enormi tronchi dei big-trees. Diamine! Ci tenevano anche loro alla pelle, malgrado le meravigliose e fiorite praterie celesti, delle quali non erano, in fondo, affatto sicuri.

John aveva avuto il cappellaccio traforato da una palla; Harry aveva ricevuta una leggera scalfitura in un fianco prodotta da un proiettile di rimbalzo; Turner invece era scampato miracolosamente alla morte pel suo cinturone di ottone che gli aveva servito, in certo qual modo, di scudo, facendo deviare una palla che avrebbe dovuto attraversargli il ventre.

Anche gl’indiani dal canto loro avevano subìto pochissime perdite, dopo la morte del gigantesco Corvo, essendosi sempre tenuti dietro i colossali pini.

Ciò non poteva però durare a lungo. Minnehaha, Nube Rossa e Mocassino Sanguinoso, desiderosi di finirla una buona volta con quel pugno di difensori, lanciarono due colonne, formate ognuna d’una ventina di guerrieri, all’attacco. Era troppo vergognoso che quattro soli uomini tenessero in iscacco una cinquantina di guerrieri indiani, scelti fra i più valorosi fra le due tribù dei Corvi e degli Sioux.

Una tempesta di proiettili cadde ben presto sull’entrata del rifugio, crivellando l’orso che serviva da barricata.

Gl’indiani s’avanzavano correndo, lanciando le loro grida di guerra e sparando furiosamente. I winchester mantenevano un fuoco terribile come se fossero diventati delle vere mitragliatrici.

Cinque o sei pelli-rosse erano cadute poichè gli assediati, coricati dietro il grizzly, rispondevano vigorosamente, quando Turner gridò: