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118 | emilio salgari |
«Dove possono essere scappati quei messeri?... Devono essere dei gran furbi, però io non credo di essere un minchione.
«Se lo fossi stato, a quest’ora non sarei qui a chiacchierare come una gazza canadese. Le coyotes mi avrebbero spolpato per bene ed avrebbero probabilmente rosicchiata anche la corda legatami al collo e ben stretta.
Aveva alzato il capo ed esplorava cogli sguardi la vòlta, quasi centimetro per centimetro, non poco stupito che degli uomini, probabilmente tutt’altro che dei falegnami, avessero compiuto un così mirabile lavoro.
— Quanto tempo devono aver impiegato per scavare l’interno di questo colosso e quanta pazienza! — borbottava, avanzandosi in giro sempre col naso in aria.
Ad un tratto trasalì. I suoi occhi di lince avevano scoperto le fessure della botola.
— Tò!... Tò!... — esclamò, piantandosi le mani sui fianchi. — Che gigantesco lavoro è stato compiuto qui? Che questo big-tree sia stato vuotato come il bastone di uno stocco?
Fece un rapido cenno agl’indiani ed uscì frettolosamente, mormorando:
— Non è prudente fermarsi lì dentro, che diavolo!... Una palla fa presto a piovere dall’alto ed a chiudere per sempre una o l’altra delle mie lanterne!...
Le sue mosse non erano sfuggite a Turner ed a John i quali, appena vedutolo entrare, si erano messi a spiarlo.
— Camerata — disse il primo. — Pare che noi siamo stati scoperti dal vostro vecchio amico.
«Che occhi ha quel bandito!...
— Lo credete, Turner? — chiese l’indian-agent, tergendosi alcune grosse gocce di sudore freddo che gli erano calate sulla fronte.
— Vorrei che un caimano mi divorasse vivo se mi fossi ingannato.
«Il furfante ha scoperta la botola, ve lo dico io.
— Allora siamo perduti. Minnehaha avrà la mia capigliatura in cambio di quella che io ho presa a sua madre.
— Al vostro posto io gliela avrei lasciata.
— La mia?
— No, quella di sua madre, o per lo meno gliela avrei rimandata in un pacco postale.
— Non scherzate, Turner. La nostra situazione sta per diventare gravissima.
— Eh, non certo allegra, camerata. Ciò d’altronde succede sempre, una volta o l’altra, agli scorridori della prateria che tengono delle partite aperte colle pelli-rosse.
«La guerra senza quartiere fra le due razze è legge vecchia della prateria.
Harry e Giorgio, ai quali non era sfuggita nessuna parola, si erano avvicinati in preda ad un’emozione facile a comprendersi.