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104 emilio salgari

grugniti poco rassicuranti e digrignando ferocemente i lunghissimi e poderosi denti giallastri.

― Bell’animale!... — esclamò Turner.

― Che non vorrei incontrare di notte da solo a solo. — disse l’indian-agent.

— Sono del vostro parere, John — rispose il campione degli uccisori d’uomini, sorridendo. — Fortunatamente siamo dentro una fortezza assolutamente imprendibile per gli orsi, siano bruni, neri o grigi.

— E se quel bestione riuscisse a sfondare o rimuovere la porta? — chiese Giorgio.

— Faccia pure, anzi... Oh!... Che idea meravigliosa!...

— Che cosa è spuntato di nuovo nel vostro cervello, Turner? — chiese John.

— Sapete che noi siamo dei veri imbecilli?

— Se vi mettete anche voi nel numero si può perdonarvi l’offesa — disse l’indian-agent.

— Anzi io mi metto in prima linea, John, perchè sono stato io che ho avuta la pessima idea di far chiudere la tana.

«È vero che allora io ignoravo che vi fosse qui un altro rifugio.

— Bene, continuate: vediamo se questi quattro imbecilli possono mettersi d’accordo.

— Allora cominciate col trasportare subito quassù i pinon ed i pezzi dei cactus spinosi.

— E poi?

— Poi apriamo la porta e scappiamo quassù ritirando la scala e chiudendo la botola.

— E l’orso?

— Lasciamolo entrare, poveraccio, e riprendere il suo domicilio.

— Così, se gl’indiani giungono, invece di trovare noi si accapiglieranno coll’orso.

— Perfettamente, John.

— Ciò vuol dire che il primo dei quattro imbecilli è diventato il più furbo di tutti — disse l’indian-agent. — Ecco un gran furbo che non lascerà mai la sua capigliatura fra le mani degli Sioux.

«Camerati, sgombriamo dei viveri il nostro magazzino inferiore.

— Una parola, amico — disse Harry. — E come faremo poi a uscire da questa prigione se abbiamo un tale guardiano?

— Lo uccideremo — rispose John — e giudicheremo poi se i suoi prosciutti erano teneri o coriacei.

«I nostri rifles non sono già carichi con palle di burro.

«Andiamo!...

I quattro avventurieri ridiscesero la scala ed in pochi minuti accumularono le loro provviste nel piano superiore.

L’orso intanto, furioso per non poter più entrare nel suo covo, s’accaniva ferocemente contro la porta, cercando di strapparla o di sfondarla.