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102 | emilio salgari |
― Chi può aver scavato queste due camere e dentro ad un albero? ― si chiese Turner.
― Solamente dei banditi — rispose John. — Ve n erano molti sui Laramie quando i minatori affluivano verso i placers.
— Me lo avete detto. Vediamo che cosa contengono queste casse.
― Che siano piene di pepite? — chiese Giorgio, i cui sguardi si erano subito illuminati di ardente cupidigia.
― Può darsi che qualche po’ d’oro vi si trovi dentro — rispose John.
I cofani erano sette, di diversa grandezza, lavorati grossolanamente e formati con vecchie tavole di pino.
I tarli li avevano guastati senza misericordia, malgrado l’acuto odore di resina che regnava in quella stanza.
La prima conteneva delle casacche assai stracciate e delle scarpe ferrate; la seconda dei biscotti ormai malandati; le altre molte palle di piombo, delle bottiglie vuote che dovevano aver contenuto del wisky, degli attrezzi da minatore e dei sacchetti di polvere.
Solamente nell’ultima, sotto un mucchio di stracci, i quattro avventurieri rinvennero, entro un fazzoletto, una trentina di pepite d’oro purissimo del peso di oltre un chilogramma, vale a dire un quattromila lire nostre, che i misteriosi abitatori probabilmente avevano rubate ai minatori di ritorno dai claims della montagna.
— Ecco una giornata ben guadagnata — disse Turner. — Non succede tutti i giorni di scoprire dei tesori.
«Faremo le parti da buoni amici, poichè i proprietarî od il proprietario non si presenterà mai più a reclamare questa piccola fortuna.
— Devono essere morti da almeno trent’anni — disse John, il quale aveva staccato ed esaminava uno dei quattro archibugi. — Queste armi non si usano ormai più nella prateria.
— Potrebbero ancora servire?
— Sono ottimi fucili, signor Turner, che possono ancora ammazzare un uomo alla distanza di duecentocinquanta a trecento metri.
«Se gl’indiani verranno, potremo servircene.
«Voi siete stato un uomo veramente meraviglioso per scoprire questo rifugio.
— Date il merito al caso.
— Ed un po’ a voi. Cento persone sarebbero forse passate dinanzi a questo big-tree... Oh!
— Continuate, John.
L’indian-agent, invece di continuare, si era curvato verso il pavimento e si era messo in ascolto facendo cenno ai suoi compagni di non parlare.
— È strano!... — esclamò ad un tratto rialzandosi. — Che rumore è mai questo?
Attraversò la stanza ed andò ad appoggiare un orecchio contro una delle pareti legnose del gigantesco vegetale, poi fece un gesto di stupore.