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XLIV.
Cusì j’avrebbe detto a quel’ingrato!
Invece quello... quello ch’era un santo
Arimase accusì, cór core sfranto,
Senz’uno che l’avesse consolato.
E quelli che je s’ereno rubato
La scoperta, l’onori, tutto quanto,
Nun je diedero pace, insino a tanto
Che loro nu’ lo veddero schiattato!
Eh! l’omo, tra le granfie der distino,
Diventa tale e quale a un giocarello
Che te capita in mano a un regazzino:
Che pô esse’ er più bello che ce sia,
Quanno che ci ha giocato un tantinello,
Che fa? Lo rompe, e poi lo butta via.
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