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Arti fur conte, onde Tabur si giacque,
Il padre, a vendicarla, eletta schiera
In Milice mandò, ma l’afforzata
Rôcca fu inespugnabile; soltanto
1225Trionfolla nel terzo anno la fame,
I brandi allora le bipenni e il foco,
Non pur la reggia e il parco, Aloadino
Struggendo, e tutta la sua stirpe rea.
        Ma non l’alta vendetta, e non gli alterni
1230Ricreamenti, con che cerca il padre
Alleggiar della figlia il muto duolo,
Conseguono l’effetto. In van le danze
Fervono nella Corte, e ne’ giardini
Colla rapida man stupendi incanti
1235Fan gli sperti apparir tragettatori;
Sempre mesta è Agiarne. Il padre intima
Sollazzevole caccia, e spranghe e funi
Sovra quattro congegnano elefanti
Portatil sala, covertata fuori
1240Di leonine pelli, e dentro agiata
Di tappeti e origlieri, ove si corca
Gingiscan mollemente, i dolci figli
Seco tenendo e maggiorenti e dame:
Gli cavalcano intorno i suoi scudieri,
1245Che, gru vedute spaziar per l’alto,
Sire, passano gru, dicono; e il Sire,
Tolti di botto i leonini cuoi,
Ai lanieri falcon disserra il varco,
Che rotano per l’aere, e que’ passanti
1250Ghermiscono, indi recano alla sala.
Talor cavalca Gingiscano istesso,
E piglia in groppa un educato pardo,
Che, sguinzagliato, fa su daini e cervi
Quello che sulle gru lanier falcone.
1255Ma l’afflitta Agiarne: O Genitore,
Un conforto, miglior delle tue cacce,
Assenti alla tua figlia, e, sin che duri