Te il seguente; ed il tutto (ovvero Teti)
È una Dea, pari a te, che il mondo abbraccia.
Coll’epigramma la sciarada questo
Ha pur comune, che perpetuo cibo 730Non va fatto di lei; non è quel pane
Cotidiano, che non mai disgusta,
Ma quando mele sdolcinato, e quando
Piccante droga, onde l’incauto abuso
Fastidisce il palato, o lo stordisce. 735De’ Feaci e de’ Veneti splendore,
Te benedetta per rispetti mille,
E di ben altro affar, saggia Isabella,
(Volentieri il mio verso a lei ritorna)
Di cui niuna, cred’io, la sottile arte 740Meglio apparò d’un conversar leggiadro;
Ma benedetta veramente ancora,
Per ciò che ne’ periodi frequenti,
Che in qualsivoglia amabile ritrovo
Sorgea più baldanzoso e pertinace 745Questo ardente sciaradico desio,
Sempre sapesti dominarlo accorta,
Nè, pria che desse mezzanotte il segno,
Mai ti piegavi all’indiscrete istanze.
E benedetto or te, Zamboni illustre, 750Nella via degli elettrici misteri
Trovator di miracoli, sfuggiti
Alla Comasca vigile pupilla,
E della suora mia1 soccorritore
Nelle amiche de’ crocchi iberne notti, 755(Ch’ella dai balli e dai teatri lunge,
Al mondo, che ancor l’ama, il tergo vôlto,
Di te paga e d’alcun che a te somiglia,
Inganna fra i domestici pareti)
Soccorritor, perchè l’Allettatrice, 760Che oracol me delle sue leggi volle,