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* xvi. *

D’appresso gli s’opponga; in ogni parte
220Ei ferir puote, ma non osa mai
Di correr lungi, e poi che fuori uscìo
De la sua Reggia, e che co’ primi auspicj
La sua sede cangiò, solo a lui lice
Con lento piede al più vicin sedile
225Passar, o se ferisca, o se da’ colpi
La destra arresti, e non insulti errando.
Di guerra tal fin da le antiche etadi
Questi i costumi fur, queste le leggi.
Ora mirate ambe pugnar le schiere.
230Egli sì disse, ma perchè qual’ora
Si stanca l’uman germe in aspre guerre,
Gli stessi Numi ancor, quai l’una parte
E quali l’altra a favorir rivolti,
Pugnan fra lor con odj alterni, e fiere
235Ardon per tutto il Ciel battaglie e risse,
L’onnipotente Re Giove da l’alto
Soglio parlando a tutti i Numi impera,
Che da l’armi mortali ogn’un s’astenga;
E perchè niun per questo o quel s’adopri,
240Con tremende minacce ei gli spaventa.
Indi il lunghi-crinito Apollo, e seco
Chiama d’Atlante il bel nipote, cui
La bianca Maja partorì di furto,