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* viii. *

     De gli Etiòpi a le magioni, e a i campi
20Del Titonio Mennòne ito se n’era
Giove, de l’Ocean le mense amiche
Non isdegnando, che con sacro nodo
Allor s’univa a la gran Madre antica.
Tutto era seco de’ Celesti il Coro;
25E risuonavan di festosi gridi
Tutti del vasto mare i lidi intorno.
Poi che spenta la fame, e che rimosse
Furon le mense, l’Ocean, de’ Numi
Con lieve Gioco a rallegrar le menti,
30Il dipinto Scacchier fa che si rechi.
Sessanta e quattro sedi a otto a otto
Son d’ogni parte in ordine disposte,
Tal ch’un quadrato formano perfetto.
I seggi tutti hanno la forma istessa,
35Egual lo spazio, ma il color diverso:
Alternan sempre variando, e al bianco
Succede il negro, in quella guisa appunto
Che la pinta testuggine si vede
Il suo concavo dorso aver macchiato.
40Allor a i Numi, che stupìan tacendo,
Disse ei così: De lo scherzevol Marte
Ecco la sede, e di battaglia il campo.
In questa arena a voi mirar sia dato