tando le pene dell’inferno, pervenire
alla vita perpetua, mentre che ancora
è tempo, e siamo in questo corpo, e
tutto ciò si può adempire per questa
strada di luce; ei ci bisogna correre
ed operare di presente, quel che a
noi sarà spediente per l’eternità.
Si ha dunque da stabilire la
palestra del servizio divino: nel quale
regolamento nulla speriamo imporre
né di aspro, né di grave. Che se,
dietro il dettame di ragionevole equità,
ci terremo alcun poco ristretti, in
ordine all’emenda dei vizii e alla
conservazione della carità, non dar
subito le spalle, come colto da paura,
alla strada della salute; la quale non
si può se non per angusto adito
incominciare. Coll’andar poi della
conversione e della fedeltà, con cuor
largo e indescrivibile dolcezza di
amore, si batte la strada dei comandamenti
di Dio. Così non mai dipartendoci
dal magistero di lui,
perseverando nelle dottrine sue in monastero