soggezione del suo Abbate, perchè fu
eletto da quelli stessi che eleggono
l’Abbate. Indi le invidie, le
querimonie, le detrazioni, le gelosie, le
dissenzioni e i disordini. E così
nell’atto che l’Abbate e il Proposito pensano diversamente, non si può evitare
che in tale discordia pericolino anche
le loro anime. E mentre che quelli
che son sotto di loro parteggiano per
l’uno o per l’altro, se ne vanno alla
rovina. Or la colpa di sì gran danno
si ascrive principalmente a coloro che
furono i promotori di sì fatte elezioni.
Perciò noi giudichiamo spediente
alla conservazione della pace e della
carità, che sia nell’arbitrio dell’Abbate l’ordinamento del suo monastero;
e, se può farsi, come fu già stabilito,
si tratti con i Decani quello ch’è utile
al monastero, secondo che piacerà
all’Abbate; affinchè commessa la cosa
a più persone, uno non monti in
superbia. Che se o il luogo lo richiede
o la Comunità umilmente lo domandi