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Interrogato, Dalvy aveva favorevolmente deposto in difesa del servo, ma ora, a quell’ingiunzione minacciosa, si fece rosso d’ira, sbuffò, e per poco non prese a calci la persona fidata.
— Il becco ladro! — gridò. — Che ci ho da veder io con lui? Sta a vedere che dice di averglieli dati io i biglietti falsi. Andate via, e fategli sapere che se pronunzia il mio nome, starà per molto tempo al servizio del re. (In carcere). —
La persona fidata se ne andò; di lì a pochi giorni tornò, ed ebbe un altro colloquio con Antonio Dalvy. Questa volta costui non gridò: solo fece vedere alla persona fidata una carta, per la quale Bellia s’obbligava di servir gratis un anno intero il signor Antonio Dalvy, dopo avergli rubato un bue grasso.
Scoperta la cosa, s’erano arrangiati con quell’obbligazione.
— Che non mi rompa dunque le scatole, andate via! —
Mise così alla porta, per la seconda volta, la persona fidata. Questa, però, tornò una terza volta:
— Che almeno la vossignoria gli cerchi e paghi un buon avvocato; che gli mandi qualche cosa in carcere; che uscendo di là lo accolga di nuovo al suo servizio.