Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 84 — |
— Ah, ma è un buon servo! Non c’è il compagno! — confidò Antonio Dalvy al vecchietto.
Intanto costui condusse il negoziante in chiesa, gli porse l’acqua benedetta, gli fece veder ogni cosa.
— Poh! — diceva Dalvy, sbuffando bonariamente. — Bello! bello! ma proprio bello! Pare impossibile, guardando di fuori, che sia così bello dentro. E quando è la festa?
— Il trenta maggio. Fra poco.
— Poh! poh! Bello! Ora dico a mia moglie che ci venga! E che conduca tutte le sue parenti! — aggiunse come fra sè, sorridendo. — E anche suo figlio, nelle vacanze. È devoto, quel ragazzo, come tutti quelli della stirpe di sua madre! —
Dopo la chiesa, il custode fece vedere la cumbissia dei priori, quella del cappellano, ed altre ancora. Quando furono fuori, si volse un po’ timidamente a Dalvy, e gli disse:
— Se la vossignoria permette, le chiedo un favore. —
L’altro aprì un po’ gli occhi, avvolgendo il vecchietto in uno sguardo poco promettente.
— Non le chiedo l’elemosina, — disse fiero il custode; — se mi vuol dare qualche cosa è suo dovere; ma non è questo. È questo,