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Zio Barabba avea portato seco una piccola zappa: la trasse di sotto il suo gabbano e frugò lungamente per terra, in cerca di un manico qualsiasi, che le adattò. Poi attese il sorgere della luna. Intanto il cuore gli batteva forte; si trattava di tutto il resto dei suoi giorni, da trascorrere nella più oscura miseria, se gli veniva meno l’aiuto di Dio. Si sedette per terra e nascose il volto fra le mani.
Ah, quanto, quanto aveva peccato! Ma si pentiva amaramente, e sentiva che anche non ritrovando la brocca, non si sarebbe lamentato riconoscendo in ciò il giusto castigo di Dio.
Sorse la luna: le foglie bagnate dei pioppi risplendevano come argento, l’odore umido si rendeva più distinto.
Zio Barabba s’inginocchiò e cominciò a zappare pauroso, in quell’infinito silenzio solitario, dell’unico rumore ch’egli stesso produceva. La terra umida, nera, odorosa, veniva fuori, riversandosi sulle ginocchia del vecchio che si curvava sempre più. Alla fine la piccola zappa fece un suono metallico, incontrando un corpo duro. Zio Barabba sprofondò il braccio, toccò l’ansa della brocca; poi continuò a scavare con ardore selvaggio, e dopo