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E di nuovo fu fatto uscire. Andò via tremando, e giunto presso zio Pretu si mise a piangere come il compagno non lo avea visto mai.

— Ebbene, ebbene, cosa è accaduto?

— Si è scoperto il vero colpevole, — rispose zio Chircu, singhiozzando e ripetendo le parole del Direttore; — veramente è stato lui che vinto dai rimorsi ha confessato, ma fa lo stesso. Bisogna che mi prepari ad esser libero. —

Zio Pretu si mise anch’egli a piangere. Entrambi piangevano di dolore e di gioia fusi assieme.

— Come farò io? — chiese zio Pretu.

— Ed io come farò? — disse zio Chircu. — La libertà è bella cosa, e poi riavrò la fama, ma ora sono vecchio, non potrò più lavorare; non potrò più vivere, non ho nessuno.

— Ti daranno qualche cosa.

— Ed io l’elemosina non la voglio. Perchè non mi dici dov’è la tua brocca? — disse poi con un triste sorriso, un po’ ironico.

Il volto di zio Pretu s’illuminò.

— Ebbene, sì, perchè no? Tu sei un povero. Ebbene, sì, te lo dirò, ci avevo pensato. Ma mi ricorderai nelle tue preghiere.

— Ah, io non ricordo più le preghiere! —