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fucilate di qua, fucilate di là. Dovemmo fuggire, ma uno dei nostri compagni restò in mano dei soldati, e rivelò i nostri nomi, il vile! Così io dovetti darmi alla campagna, e perchè la giustizia non mangiasse il mio avere, fin dai primi giorni vendetti tutto, e il denaro lo gettai entro una brocca, e la brocca la sotterrai. Poi fui preso.
— E il bottino? — chiese zio Chircu.
— Ah, quello mi servì per mangiare durante la latitanza. Ah, ma ti dico che erano bocconi amari, quelli — rispose il vecchio, sputando lontano. Poi domandò: — E la tua storia?
— Oh, — disse amaramente l’altro, — io pure ho derubato un uomo e l’ho ammazzato, come te. Con la differenza che questi delitti li pretesero loro, non li feci io.
— Ah, questo è ingiusto. Io l’ho veramente ammazzato, non c’è che dire. E me ne son dovuto pentire, perchè così ho perduto tutto.
— Ma non hai parenti? — domandò zio Chircu pensando alla brocca.
— Parenti all’inferno! Essi mi abbandonarono come un cane: restino anche loro come cani. —
Zio Chircu e zio Pietro strinsero dunque amicizia, che durò lunghissimi anni, confor-