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Andò difilato a comprar un paio di scarponi di cuoio giallo con dei chiodi così grossi che parevano d’argento, e lunghe correggie nere. Si misurò, strinse le correggie, le slargò, e calzò di nuovo le scarpe dell’amico che gli stringevano assai gli enormi piedi neri. E fu non senza batticuore che cavò fuori dalla cintura lo chèque del morto. Il mercante lo prese, lo esaminò: nessun muscolo del suo viso si mosse, eppure in quel momento egli decise il destino del povero zio Barabba.

— Non ho cambio, — disse, — ma se aspettate un momento, lo manderò a cambiare qui, dal mio vicino. Zio Chircu provò una leggera inquietudine, ma lasciò fare.

Nel mentre pensò bene di levarsi ancora le scarpe dell’amico e calzare i nuovi scarponi, più comodi, sebbene un po’ troppo pesanti.

— Son duri come di pelle di diavolo, — pensava palpandoli, curvo fino a terra, — ma ci metteremo un po’ di grasso e diverranno morbidi: come sono belli, ma proprio belli! —

L’uomo che il mercante aveva mandato a cambiare il foglio tardava assai: inquieto e nervoso, il mercante si faceva ogni tanto alla porta e guardava lontano. Alla fine l’uomo ritornò: subito dietro di lui entrò un signore molto ben vestito, con due labbra grosse e