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il resto, dopo quanto mi dici, non m’importa nulla.
— Ebbene ti presterò le mie scarpe, il mio cappotto, le mie uose.
— E anche il giubbone e la berretta?
— Tu vuoi dunque tutta la veste?
— Se tu vuoi darmela.
— Ma... e allora... qualche cosa...
— Si capisce, ti comprerò qualche cosa. Cosa vuoi che ti compri?
— Quello che vuoi tu. —
Per qualche tempo zio Chircu Barabba si sentì meno infelice di prima.
Pensava alle belle cose che si sarebbe comprate; agli scarponi, alla veste, all’accetta nuova. Anche roba da mangiare avrebbe comprato, del pane, del lardo, del vino. In fondo in fondo sentiva un po’ di scrupolo e di paura, ma dopo tutto era cosa trovata, e, caso mai, egli credeva ingenuamente che sarebbe bastato dir la verità per liberarsi di ogni molestia. Ogni volta che il compagno veniva a prender le legna lo incoraggiava, e una volta giunse a dirgli che se infine aveva paura sarebbe andato lui.
Ma zio Chircu, dopo gl’imbrogli della legna, non volea fidarsi, e preferì recarsi egli stesso a Nuoro.