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pre sorridenti. Ma che volete, era stato allevato così, abituato solo a portar legna dai boschi e venderla; non sapeva lavorar altrimenti, ma del resto era innocuo come una lucertola e innocente come un bimbo di sette anni. Tutto il suo patrimonio, oltre il vestiario suddetto, consisteva in una medaglia di argento che teneva appesa al collo sin da bambino; in una accetta, una corda di pelo di cavallo — egli stesso l’aveva intrecciata — e in un coltello a serramanico.
Eppure, spesso, egli era contento, e più tranquillo dello stesso signor Saturnino Solitta, il più ricco del paese, la cui ampia casa nuova pareva fabbricata con la neve, qua e là adorna di strisce di cielo. Zio Chircu passava quasi tutti i suoi giorni nel bosco, così bello e silenzioso in qualsiasi ora e in tutte le stagioni, sia quando gli elci si coprivano di fiori d’oro pallido, o quando incombevano gli azzurri meriggi estivi, o quando taceva tutto d’un verde umido, sull’argento del cielo autunnale, o quando i grandi rami s’incurvavano sotto la neve cristallizzata dal gelo. Il taglialegna picchiava sempre. — Toc, toc, toc, diceva continuamente, nel silenzio del bosco, l’albero scosso dall’accetta. Chiù, chiù, chiùùù... — rispondeva in lontananza, vicino alla fontana