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mani? Che cosa devo aspettare? Che cosa devo fare?
— Che cosa devo fare? — ripetè tosto fra sè. Ricordò che doveva morire; e in quel momento provò una sensazione non ignotagli, ma provata soltanto nei primi giorni nei quali l’idea del suicidio gli era venuta in mente.
Sentì cioè un’arcana paura della morte; gli parve che il coraggio di morire gli venisse meno. S’accorse di questa paura, l’esaminò e provò un moto di collera.
— Ah, ho lasciato passare il tempo! — gridò fra sè. — Ancora un giorno e morrò vilmente. —
E di nuovo pensò esaudire il desiderio della giovine donna, consegnandole il bimbo prima del ritorno del Lauretti.
Prese una carta da visita, vi scrisse due o tre righe, le rilesse attentamente, come era suo costume. Poi improvvisamente, balzò in piedi, stracciò la carta da visita, e andò in cerca del bimbo. Una strana idea gli era venuta:
— Questo bambino è al padre forse più d’impiccio che altro. Gli proporrò di lasciarmelo, lo adotterò, lo farò mio erede. —
A quest’idea la visione della morte se ne andava lontana.
3 - deledda. La regina delle tenebre. |