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— Suo padre è assente.

— Aspetteremo che ritorni.

Ella arrossì di stizza.

— Mi scusi, bisogna che lo consegni a me, altrimenti ricorrerò a chi di dovere.

— Ella si guarderà bene di far ciò: potrebbe pentirsene.

— Lo vedremo.

— Lo vedremo.

Partì infuriata. Matteo rimase tutto il giorno a casa, conversando col piccino, che fece intima relazione anche con la domestica.

Gino non parlava di partire; anzi pareva avesse completamente dimenticato lo scopo della sua fuga. Davanti a Matteo restava quieto, quasi timido, guardando curiosamente ogni oggetto e domandandone spiegazione, ma senza nulla toccare.

Ogni tanto però trasaliva, ascoltando come lontani rumori; e studiandolo bene Matteo s’accorse che quei piccoli fremiti, e quella paurosa inquietudine, erano il ricordo di spaventi già subìti.

— Ah, quella donna non lo piglierà, no, non lo piglierà! — si diceva di tratto in tratto.

Per quel giorno ella non ritornò; venne l’indomani, sola.