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seli e rimettendoseli, — aspetta, guarda, guarda. Oh, come è bello! —
Matteo lo guardava con crescente tenerezza: antiche memorie, come punti brillanti in dimenticate lontananze, gli passarono nel pensiero.
Sugli occhioni ridenti del bimbo, che avevano un affascinante raggio d’innocente malizia, gli occhiali splendevano riflettendo la fiamma del lume.
— Ci vedi?
— Ci vedo — rispose il bimbo, che vedeva, sì, ma tutto velato. — Guarda, questa vecchietta è l’orca?
— È l’orca. —
Breve silenzio. Gino si tolse gli occhiali e chiese con esitazione:
— Se ne trovano di orche? —
Matteo prese gli occhiali, li alitò, li pulì accuratamente col fazzolettino: e capiva che facendo quella domanda il bimbo pensava a un’odiosa persona, e si sentì imbarazzato sulla risposta da dare.
— Aspetta un momento, — disse, — tornerò subito subito.
— Dove vai?
— Vado a chiamar la serva perchè ti compri dei dolci. —