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— Forse tarderà a ritornare — pensò. — Ebbene, vuol dire che prolungherò la mia agonia: ma il bambino non lo consegno a nessuno. Bisogna che il padre sappia, che apra gli occhi e lo protegga. —
Fece sedere il bimbo accanto al suo scrittoio e gli pose avanti un volume di Grimm, con illustrazioni colorate (glielo avevano mandato per farne la recensione).
Gino stette quieto, sfogliando lentamente il volume.
Matteo prese una cartella e scrisse qualche riga, che poi lesse attentamente, mentre si passava una mano sui capelli.
«S’è trovato un bimbo smarrito, che dichiara chiamarsi Gino Lauretti, di Andrea. I parenti possono presentarsi in via tale, numero tale, per riprenderlo».
— Pare si tratti d’un oggetto — pensò Matteo sollevando il capo, e piegando la cartella. Anche Gino sollevò la testa.
— Perchè ci hai gli occhiali? — domandò.
— Perchè ci vedo poco — rispose Matteo ridendo.
— Si vede di più con gli occhiali? Dammeli che provo. —
Matteo se li tolse e glieli mise.
— No, no, così, — disse il bimbo levando-