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— Io non ho più che fare nella vita, e l’immischiarmi in quest’affare non può che prolungare il mio spasimo. Ora che, dopo tante lotte, ero deciso... —

Ma esaminandosi meglio s’accorse che s’interessava al bimbo dormente, non per pietà o dovere, ma perchè ciò gli causava piacere, un piacere triste e accorato, sì, ma esclusivamente egoista.

Il senso della vita parlava ancora in lui. Continuò a pensare:

— Ebbene, poichè è per mio piacere lasciamo correre. Andiamo. Nè dovere nè piacere: nulla più deve trattenermi nella vita. —

E s’alzò bruscamente, pentendosi d’essersi lasciato vincere dall’idea romantica di venire a morire nel boschetto.

— In casa a quest’ora tutto sarebbe finito... —

Rimase ancora un po’ ritto, sempre fissando il bimbo.

— Ebbene, sì, svegliamolo, accada quel che vuol accadere — pensò improvvisamente; e sedutosi di nuovo vicino al bimbo lo scosse dolcemente. Il piccino tremò tutto, sollevò il capo e spalancò due grandi occhi scuri spaventati, fissandoli tosto su Matteo. Non pianse nè gridò.