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derò, te lo giuro, mai, mai più... Ma vieni là a prender l’anfora, andiamo, vieni, vieni... —
La prese quasi fra le braccia e la ricondusse all’ombra. Ella si lasciò condurre, più morta che viva, pallida, immota, ma quando egli aggiunse imprudentemente:
— Chi poteva pensarlo? chi lo poteva credere? È stata tua madre a dirtelo... —
Nanìa si eresse, arrossi d’ira e gridò fieramente:
— Mia madre è morta! Lasciala in pace... era una santa donna! L’ingegnere mi ha baciata perchè io sono la sua amante, come tu hai creduto. E ora fa quello che ti pare e piace, e se credi uccidimi pure, Jorgj Preda!.. —
E schiantò in pianto, perchè credeva ingenuamente che dopo queste parole Jorgj Preda l’avrebbe piantata, se non più. Ma Jorgj Preda aveva veduto. Per qualche momento rimase immobile e istupidito a guardare la sua piccola innamorata, i cui singulti infantili e disperati si perdevano nel gran silenzio meridiano in quell’angolo di paesaggio dormiente e non vedeva altro, non udiva altro.
Ma internamente provava qualche cosa di strano, come se una mano gli stringesse il cuore, come se mille voci gli risuonassero