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— Lì! Ferma! — gridò egli stringendola per le braccia. Ella provava paura e piacere nello stesso tempo.

— Mi fai male — disse tutta tremante. — Cosa hai oggi? Sei forse arrabbiato perchè ieri non venni? Ma se non ho potuto! C’era l’impresario, c’era l’ingegnere, sai; ho dovuto lavorare tanto; sai che faccio tutto io. —

Vedendola tremare e impallidire Jorgj la lasciò stare, ma si fece cupo e s’allontanò alquanto, spiando sempre il volto di lei. Un gran buio si faceva nell’anima sua: ah, no, egli non aveva più dubbi; Nanìa lo tradiva, si vedeva bene. Ella aveva paura, ella non voleva fermarsi, ella tremava parlando dell’ingegnere. Ella lo tradiva, lo tradiva: ah, che stupido era stato!

— Cos’hai? cos’hai? — ripeteva Nanìa. — Dimmi che hai?

— Che ho? — gridò egli, agitando le braccia come un pazzo. — Ora ti dirò cosa ho! Anzi no, non te lo dirò, perchè tu lo sai meglio di me...

— Io non so nulla, Jorgj! Io non so nulla! Sei matto, tu?

— Sì! Trattami anche da matto! Giusto appunto! Senti Nanìa, tu sei piccola, ma sei più maligna di me. Anzi, uomini come me, tu