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la vide sentì una dolcezza mai provata, e rimase estatico a guardarla.

Appena furono dietro il ciglione ella lo guardò sorridendo e gli disse con una voce sottile sottile:

— Perchè sei così bello oggi? — Egli non rispose subito, la guardò fisso, severo, e volle mostrarsi cupo, nonostante la tenerezza che provava.

— Sei più bella tu! — disse poi con voce irata. E togliendole di mala maniera l’anfora che depose per terra, aggiunse con lo stesso tono: — Oggi dobbiamo parlare a lungo, Nanì... —

Essa ebbe quasi paura e lo guardò spaventata.

— Cos’hai, oggi? — domandò.

— Siedi — egli rispose costringendola a sedersi sopra una pietra. — Siedi, chè parliamo.

— Non mi fermo, non mi fermo — ella disse cominciando a tremare — il babbo...

— Tuo padre è lontano, che il diavolo lo trovi... Nessuno ci vede. E anche se ci vedono che male c’è? Non possiamo esser amici, conoscenti?

— Perchè parli così? Cosa sono queste eresie? Io non posso, non posso... lasciami.