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d’attesa e recarsi con qualche pretesto alla cantoniera, come ci si recava spesso, quando udì il galoppo di due cavalli e vide passare fra un lieve nembo di polvere, due bei signori cavalieri, che naturalmente non si degnarono di guardarlo. Anch’egli, del resto, badò poco a loro, scese dal ciglione e si avviò.
Ma a metà strada si fermò, commosso dalla vista della lunga anfora fiorita che egli conosceva tanto bene. Ma non era Nanìa che la portava, non era Nanìa che s’avanzava nella triste bianchezza dello stradale, col fazzoletto giallo cadente disteso sulle spalle fiammeggiante al sole.
Era la sua sorella Arrosa (Rosa).
— Perchè vai tu all’acqua, oggi? — le gridò Jorgi quasi adirato.
Invece di rispondergli, Arrosa che appena l’aveva riconosciuto aveva incominciato a far delle smorfie, si mise a strillare:
Traduz.: Lucertola, lucertola, |