Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 155 — |
Gavino, che certamente non pensava a maritar
Nanìa con un ragazzaccio povero, semplice
mandriano, e poi... tanti altri poi che non si
potevano contare.
Basta, in attesa della leva e di tanti altri malanni, Jorgj si sarebbe contentato di aver un bacio da Nanìa. Ma questo era il guaio che più di tutti lo faceva sospirare; la piccina pareva non avesse alcuna disposizione pei baci, non voleva intenderne a parlare e senza il suo consentimento Jorgj non osava neppure sfiorarle l’orlo della gonnella.
Quel giorno però egli si sentiva un gran coraggio o meglio un insolito ardore, causatogli forse dal calore del sole, quel dì cocente assai, dall’immobilità dell’aria, dal selvaggio profumo che veniva dal bosco.
— Ah — egli pensava, socchiudendo gli occhi neri, un po’ velati — io oggi voglio abbracciarla. Vediamo un po’ cosa fa. Se strilla io le dico: Ma se non si baciano gl’innamorati chi vuoi che si baci, piccola cutrettola? E poi vediamo cosa fa! —
⁂
Ma giusto quel giorno Nanìa non arrivava mai.