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volsero la parola: ma ella non se ne curava. Rideva e chiacchierava con gli altri paesani che andavano alla festa, ed era felice in modo inesprimibile.

La rugiada brillava sui grani: nelle macchie cantavano gli uccelli; l’aria era satura di profumi; i più bei giovani di Bottuda si recavano alla festa, voltandosi per guardare Sarra il cui volto, nel fazzoletto di damasco violaceo, pareva una rosa di macchia.

Ella rideva e parlava in alto per farsi udire dai giovanotti, guardandoli col suo azzurro sguardo apparentemente ingenuo, pieno di vita e di gioia.

— Noi balleremo assieme, — dicevano gli occhi dei giovani e quelli di Sarra. — Chi sa come ci divertiremo. —

Ed infatti ella si divertì follemente tutta la giornata: trovò le sue amiche, ballò, civettò, fu corteggiata a più non posso.

Il padre ed i fratelli bevevano acquavite e vino giallo, anice e vino rosso, giocavano alle carte ed al bersaglio e non badavano a lei.

Ella fece tutto ciò che le parve e piacque senza mai ricordarsi di Mattia e delle persecuzioni sofferte; comprò anellini con pietre gialle e verdi, ricevette qualche regalo galante e nascose tutto entro il seno.