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dando le greggie assiderate e magre: ora le pecore hanno la lana lunga, il grano verdeggia sui ciglioni, le macchie sono fiorite, il cielo è azzurro. Bisogna ringraziare San Costantino delle buone promesse della terra e del gregge, e bere e ballare e cantare in suo onore.

Anche Sarra1 Fioreddu sognava la festa, le danze, i mercanti di stoffe colorate e di gioielli falsi, ma non osava neppure esprimere il suo desiderio.

In casa sua la maltrattavano perché non voleva sposare un pastore che possedeva cento pecore, cavalli, terre, e un cane famoso in tutti i paesi vicini.

— Cosa me ne faccio delle sue pecore e del suo cane, che possa mangiar le viscere del suo padrone! — diceva Sarra. — Mattia sembra egli stesso un cane peloso, col suo naso grosso e gli occhi rossi. Eppoi egli ha venti anni più di me, è grasso e basso. Io non lo voglio, mi fa schifo; meglio morire. —

Essa era alta, fina, un po’ curva, ma molto bella e bianca in viso; inoltre aveva gli occhi azzurri, una rarità per il paese. Era civettuola, voleva sposare un giovine roseo, non

  1. Alessandra.