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E si sentiva triste, triste fino alla morte; e cercava riposo nel pensiero della morte; ma quando s’immaginava intensamente la fine della sua vita, la cessazione completa dei suoi pensieri, delle sue sensazioni, l’immobilità del suo corpo, la distruzione di tutto il suo io superbo, provava un terrore indicibile.

Una notte, finalmente, ella uscì, al solito, e si fermò davanti al parapetto che guardava la valle. Si sentiva più che mai triste, ma qualche cosa d’insolito, un velo tenue di tenerezza, una vaga nostalgia di ricordi lontani, tremava sulla sua tristezza.

Era sul finire dell’estate; una notte interlunare, brillantata di stelle purissime. Nell’aria errava una lievissima freschezza insolita, e le selvatiche fragranze della valle salivano soffuse di quella freschezza appena sensibile. Nelle montagne lontane, che chiudevano lo sfondo della vastissima vallata, i fuochi dei dissodatori che incendiavano le macchie, ardevano così grandi, così sanguinanti che la luce arrivava fino a Magda come luce di luna. Ella rimase lunga ora così, protesa sul parapetto del ponte: al riflesso dei fuochi lontani, i cinque diamanti brillavano come goccie di rugiada. L’acqua passava scarsa sotto il ponte, con un susurro tenue, continuo, sottile, me-