Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 131 — |
Questo ascoltò senza batter ciglio.
— E tu hai creduto? — gli domandò.
— E tu nieghi? — disse Giame, adirato. — Nega se puoi!
— Niego. Per il latte che mia moglie ti ha dato, figlio mio, quello che hai inteso è tutto menzogna. —
La voce selvaggia tremava.
Giame sentì come una grossa pietra scioglierglisi dentro il petto; ma non si arrese ancora.
— No, è vero, è vero! Zio Juanne Battista ha confessato.
— Il becco eremita! — gridò Ghisparru, sdegnandosi. — Cosa può dir lui, ladro di santi? È vero che Antonio Dalvy gli ha cambiato i denari, ma i denari eran buoni. I falsi erano i denari di Bellia, e Bellia i denari li aveva, non li ha presi dal custode. E la notte del tredici giugno, egli non si è mosso dal mio fianco.
— Ma come sa egli allora, con tutti i particolari, la storia avvenuta in quella notte?
— E che ne so io?
— E come sa allora che il custode ha rubato i denari al Santo?
— Confidenze che si fanno in reclusione, figlio mio. Qualche compagno gli avrà rac-