Pagina:La regina delle tenebre.djvu/124


— 118 —


istante, solo il gorgoglio prodotto dai cavalli nell’abbeverarsi ruppe il silenzio. Dopo nulla. I cavalli si slanciarono fra le macchie, e Ghisparru si sdrajò sull’erba, ma non chiuse gli occhi. Si sentiva il cuore grosso; e aspettava con angoscia.

Potevano esser le undici.

Dama Lillica s’era ritirata con la prioressa, e zio Juanne Battista aveva preparato il letto di Giame con due stuoje, un guanciale rosso e una coperta gialla datagli dal cappellano.

Ora il vecchietto aspettava seduto sulla soglia della sua stanzetta. Un’aria fresca era nel cortile deserto: attraverso i portoni spalancati si scorgeva il fuoco che andava spegnendosi, e un tratto della brughiera illuminata.

Le danze erano cessate, ma qualche canto s’elevava ancora nella notte chiara, fra cori melanconici.

Zio Juanne si sentiva allegro, come non lo si era sentito da molto tempo. Il vino, il pasto, le chiacchiere, l’idea di dormire vicino ad un signore, lo stordivano.